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ABUM TRACK BY TRACK

L'ORIGINE DEL MONDO
È un brano composto da Anna Palumbo su un lamellofono chiamato sanza. Racconta di una cosmogonia diffusa all'interno della vasta cultura bantù, che raggruppa etnie di buona parte dell'Africa centrale e meridionale. Si narra che l'Immaginazione suggerì a Dio di costruirsi una sanza come antidoto alla noia, e che pizzicando le lamelle egli potè creare le terre, le acque, l'uomo, la donna e i bambini di tutti i colori, mentre gli antenati sotto forma di sassolini all'interno della cassa armonica, vegliavano sulla creazione. Ne è venuto fuori un brano piuttosto rappresentativo del concetto di circolarità in musica, un canone continuo in cui l'inizio e la fine del giro armonico non hanno contorni definiti e gli strumenti diventano una polifonia circolare sempre uguale e sempre nuova. L'artista Gianni Zauli ha realizzato per questo primo singolo un videoclip emozionante interamente in stop-motion, vincitore di numerosi premi internazionali del settore.
(Classica Orchestra Afrobeat  "L'origine del mondo" - OFFICIAL VIDEOCLIP)

BUT FIRST
È un brano di Alberto Fiori, pianista e compositore di musica elettronica residente a Berlino e Francesco Guerri, improvvisatore cesenate da qualche anno violoncellista titolare della Classica Orchestra Afrobeat. Uscito nel 2014 per l'etichetta Trovarobato/Parade in un album intitolato “Seven songs for a disaster” But First è una composizione evocativa che ho riarrangiato, insieme a Francesco, mantenendo l'estetica post-industriale e adattandola al nostro organico. Per fare questo ho utilizzato anche i metalli di tre diversi campanacci e una kaos board elettroacustica ideata da Massimo Olla, composta da molle, barre filettate e spatole.

KA MUNU MUNU
Ka munu munu significa “tutto gira” e il testo che Rokia Traoré ha scritto recita: “Gira, gira all'infinito / la vita è un cerchio, ciò che finisce è un nuovo inizio / quando il tuo tempo è finito, un nuovo tempo comincia, è il cerchio della vita” Il videoclip realizzato da Francesco Gardini è stato girato in parte a Mutonia, all'interno di una scultura chiamata “la macchina del tempo” e in parte in varie location a Bamako, inclusa la Fondation Passerelle che Rokia ha fondato e dirige.

NHEMAMUSASA
È un brano tradizionale antichissimo degli shona dello Zimbabwe. Partendo dai canti e dalle melodie circolari che tutt'ora vengono tramandate durante i rituali, ho arrangiato per archi, fiati e clavicembalo questo monumento della cultura orale. Un'operazione dal carattere etnomusicologico che (credo) non ha simili nella discografia contemporanea. Nhemamusasa significa costruirsi un riparo ed è uno dei modi più conosciuti e suonati dai maestri di mbira.

WAGGLE DANCE
Anche detta danza circolare delle api, è un fenomeno che ha come protagoniste le api mellifere, inclusa la specie più diffusa, quella linguistica detta anche italiana. Ebbene, di ritorno da una nuova e abbondante fonte di cibo ed eccitata dalla scoperta, un'ape si precipita all'entrata dell'alveare, mettendosi immediatamente a brulicare sopra uno dei favi verticali, in mezzo alle altre api. Per emanare la fragranza dei fiori dai quali ha raccolto il nettare, si dimena nella danza effettuando una lunga serie di movimenti circolari a destra e a sinistra, formando un cerchio diviso in due, simile ad un “otto”. Lungo il segmento centrale avviene lo “sculettamento” (waggle dance) dell'ape, che contiene in sé le informazioni utili alle altre api per trovare la fonte di cibo: il tipo di ronzio emesso, la direzione e la durata del movimento a zigzag, persino l’angolazione di questo con la posizione del sole. Francesco Giampaoli ha reso questa suggestione un brano brulicante e cooperativo.

KUNTA KINTE
È un brano ispirato al protagonista del romanzo “Radici” di Alex Haley. Dopo anni di ricerca sulla genealogia della sua famiglia, nel 1976 questo autore afro-americano pubblica la storia di Kunta Kinte, suo lontano antenato strappato dal proprio villaggio nell'attuale Gambia per essere deportato come schiavo nel sud degli Stati Uniti. Un viaggio a ritroso per scoprire le proprie origini e meditare sulla storia recente comune. I sabar, tamburi dei wolof del Senegal suonati con una mano ed una bacchetta, marcano la brutale coercizione dello schiavismo, mentre il continuo gioco ritmico tra archi, clavicembalo e sanza rende il racconto leggibile sotto diversi piani interpretativi. Come a dire che la storia non è una sola ma dipende dal punto di vista dal quale la si osserva.

PEOPLE AND SPIRITS
Un'altra composizione mia, questa volta con un idea estetica più vicina all'afrobeat di Fela Kuti. L'andamento ritmico però è ispirato piuttosto a Thomas Mapfumo e al genere da lui coniato: la chimurenga music. Chimurenga significa “lotta di liberazione” e Mapfumo con le sue canzoni di protesta e resistenza rappresentò un elemento chiave nella rivoluzione popolare che portò alla fine dello stato razzista della Rhodesia nel 1980, e di conseguenza alla fondazione dello Zimbabwe. E' una musica che nasce dalla tradizione della mbira ma viene suonata con gli strumenti moderni. People and Spirits richiama una danza rituale e liberatoria ambientata nel futuro distopico di Circles, un ballo che sul finale passa ad un altro tipo di trance, quella della musica gnawa del sud del Marocco.

DEBRA LIBANOS 2037
È una composizione di Manuela Trombini, ispirata da un suo più ampio progetto di diffusione della memoria storica inerente al periodo del colonialismo italiano. Il nonno di Manuela, partigiano della resistenza per la liberazione di Ravenna, rientrò dall'Etiopia nel 1937, anno in cui il viceré Graziani subì un attentato a seguito del quale scatenò una terribile rappresaglia che causò circa duemila vittime tra i civili. L'episodio più cruento fu il massacro del monastero di Debra Libanos, nel quale si erano radunati in preghiera centinaia di monaci e fedeli cristiano-copti (i cui vertici religiosi erano sospettati di cospirazione contro l'impero). Un brano in chiaroscuro nel quale desolanti interventi di clavicembalo si alternano a momenti di denso contrappunto orchestrale come a ricordarci che, dopo quasi cent'anni, quella follia non deve ripetersi.

PENELOPE
È proprio la Penelope di Omero, l’andamento del brano è ispirato dal movimento delle piccole imbarcazioni sulle onde, un oscillare irregolare su quello regolare delle onde. La melodia dal colore malinconico e nostalgico si muove galleggiando sopra questa ritmica senza mai trovare un punto fermo. Viene rappresentato lo scorrere del tempo dell’attesa, la reiterazione del gesto (Penelope) che permette simbolicamente la ciclicità di un viaggio che porti ad un ritorno.

UNTIL THE DAYLIGHT
E sono proprio le percussioni a chiudere il cerchio (o riaprirlo) in quest’ultima traccia. La dimensione rituale e circolare viene introdotta da una poliritmia di metalli, per crescere in un ritmo chiamato mhande e sfociare in una festa di sonagli, fischietti e tamburi.


 

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